Torre dei Corsari è una località turistica della costa verde ed è considerata una perla nella costa occidentale sarda
Cala delle Sorgenti, piccolo paradiso d’Ogliastra
Piccola, stretta, riservata. La Cala delle Sorgenti a Baunei, nel cuore dell’Ogliastra si presenta come un altro piccolo angolo di paradiso terrestre da scoprire.
I ciottoli ricoprono la spiaggia, il colore dell’acqua è quello inconfondibile delle vicine Cala Goloritzè e Cala Mariolu. Il nome Cala delle Sorgenti deriva proprio dalle sorgenti di acqua che sgorgano in mare dalla roccia calcarea. Durante una nuotata si possono scorgere anche alcune grotte. Tutt’attorno il granito delle montagne d’Ogliastra, il verde della macchia mediterranea, una palette di colori inconfodibile e rara. L’accesso alla Cala delle Sorgenti può avvenire via mare o percorrendo il Selvaggio Blu, consigliato per escursionisti esperti.
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Cagliari, un tramonto dalla Torre de Su Pedrusemmini
Ammirare il tramonto dalla Torre de su Pedrusemmini (del prezzemolo) è una delle esperienze che Cagliari può regalare. Attraversando il borgo Sant’Elia, costeggiando il Lazzaretto e il Parco degli Anelli ricco di erbe mediterranee, alla fine di una strada sterrata si erge la Torre conosciuta anche con il nome di Cala Bernat o “San Bernardo”, toponimo che deriva dall’epoca spagnola ma che ha subito numerose modifiche, variando anche in “Santo Stefano” o “de la Prajola”.
Da quanto emerge dai cenni storici, la piccola torre potrebbe essere stata edificata nel 1578 e faceva parte di una fitta rete di fortificazioni per proteggere le coste dalle incursioni esterne, era una torre di avvistamento con una portata ottica di circa 20 km. A pochi chilometri erano state erette le torri di Sant’Elia, Calamosca e Cala Fighera.
Ad un certo punto della sua storia, la Torre fu abbandonata e questo accadde sul finire del 1700 in seguito ad un attacco francese che fu sventato dalla strategia di difesa dell’ingegnere Loreenzo, che fece predisporre una batteria di cannoni nei pressi della torre, evitando così lo sbarco dei nemici nella piccola cala che si trova proprio a pochi metri dalla Torre de Su Pedrusemmini.
Visita la Torre di Mariano II, ammira Oristano dall’alto
La piccola porta in legno si apre su una stretta scala a chiocciola. Pochi gradini per arrivare al primo piano dell’imponente Torre di Mariano II, edificata nel 1290 dal Giudice dell’Arborea, da cui prende il nome, ma è nota anche come Torre di San Cristoforo o Porta Ponti.
La Torre sorge nella centralissima Pizza Roma, e rappresenta uno dei monumenti più importanti della città. Si tratta infatti dell’unica torre rimasta tra le ventotto che componevano la cinta muraria sette secoli fa. Per godere del panorama è necessario salire fino al terzo piano attraverso delle solide e grandi scale in legno. Qui, tra i merli guelfi della Torre è possibile volgere lo sguardo fino al mare del Sinis o ai monti. Una vista a 360 gradi lungo i confini di quella che un tempo era la capitale del Giudicato di Arborea e che oggi ospita un grazioso centro storico di palazzi storici, colorati e curati.
Proprio qui, all’ultimo piano, è issata una campana in bronzo, decorata finemente, che risale al 1430.

In passato, il monumento ha avuto sia una funzione difensiva che una funzione d’accesso alla città. Era dotato di ponte levatoio e ai lati sorgevano le antiche mura, lo si può notare ancora oggi, dall’esterno si notano facilmente i solchi in cui prima poggiavano le mura difensive.
Le informazioni necessarie per visitare la Torre di Mariano II puoi trovarle sul sito ufficiale dei musei cittadini: www.museioristano.it
Si anima “Walking in the Sinis”, l’esposizione di Salvatore Fenu
C’è Nettuno, ci sono i Pirati alla deriva e c’è La Surfista. Sono solo alcuni dei quarantadue personaggi che dal 18 al 20 giugno prendono vita nelle installazioni dell’artista Salvatore Fenu, che ha scelto lo spazio di costa tra lo scivolo di Mandriola e Capo Mannu, nella marina di San Vero Milis, per esporre le proprie opere in “Walking in the Sinis. A journey into the sea waste art”.
Il lavoro artistico di Salvatore Fenu ha un forte valore ambientale: a passeggio tra la macchia mediterranea ed il mare, il visitatore prende coscienza del grave problema dell’inquinamento dei nostri mari e dei nostri litorali. Infatti, le opere di Salvatore Fenu sono state realizzate con rifiuti portati dalle onde, plastiche che nel mare hanno vagato per mesi per poi concludere il proprio viaggio sulla sabbia delle spiagge del Sinis, in particolare a Is Arenas, Putzu Idu, Sa Rocca Tunda, Sa Mesa Longa. Occhi ed espressioni che narrano al visitatore il proprio viaggio nel Mediterraneo, trascinati dalle correnti.
Salvatore Fenu ha deciso di vivere stabilmente nel Sinis fin dal 2001, ha scelto di lavorare a contatto con la natura. In “Walking in the Sinis” è tangibile la scelta di Fenu di lavorare a contatto con la natura, di fare propria l’arte povera e del riciclo creativo di matrice ideologica. “Persi o abbandonati come uomini alla deriva, gli objets trouvés riacquistano dignità in un nuovo ciclo di vita- spiega Flaminia Fanari, curatrice dell’esposizione insieme a Paolo Sirena- rinnovando l’equilibrio sociale tra forme organiche e inorganiche, e vedono nell’impronta green una possibilità di riscatto e nelle proprie imperfezioni il marchio originale di un’esperienza autentica, compiuta, perfetta”.

Is Arutas, Maimoni, Mari Ermi, le tre sorelle di quarzo
Lungo la costa occidentale della Sardegna centrale, nel territorio di Cabras, si possono trascorrere giornate in cui i colori prevalenti che vi circonderanno saranno l’azzurro ed il blu del mare, il bianco della sabbia di quarzo e il dorato dei campi che circondano tre spiagge incantate nel Sinis. Mete ideali se si vuol staccare dalla routine fatta di troppa tecnologia, troppa città e se si vuol vivere il mare così come madre natura lo ha creato, in cui gli unici servizi essenziali sono svolti dalla presenza di due chioschi bar per spiaggia.
Si tratta di mete ambite per i frequentatori della costa oristanese, imperdibili tappe per poter ammirare i chicchi di quarzo, ci si può divertire a guardare da vicino quanti colori si nascondano in mezzo a tutto quel bianco, o per praticare lo snorkeling: potreste trovarvi a tu per tu con pesciolini che saltano fuori da immense praterie di posidonia, qualche razza, polpi, murene. E’ bene ricordare sempre che vi troverete all’interno dell’Area Marina Protetta Sinis Mal di Ventre, gli animali e la natura circostante sono tutelati da rigide regole, non improvvisatevi pescatori dell’ultimo minuto o non pensate di mettere in borsa un po’ di sabbia: soprattutto quest’ultima pratica è vietata e sanzionata.
Cosa distingue Is Arutas da Maimoni e Mari Ermi? Il litorale di Is Arutas è composto da spiagge relativamente ampie, frastagliate da rocce e piccoli promontori di arenaria, ciascuna di queste spiagge può prendere nomi diversi: S’Archeddu e sa canna, Su Crastu Biancu, Su Bardoni, solo per citarne alcune. I litorali di Maimoni e Mari Ermi sono più estesi, la presenza delle rocce è meno presente ma sia le spiagge che i fondali sono simili a quello di Is Arutas.
A fine giornata il sole si tuffa a picco nel mare, i tramonti nel Sinis sono sempre diversi, e quasi sempre si può ammirare il profilo dell’Isola di Malu Entu (isola del cattivo vento), in italiano erroneamente chiamata “Isola di Mal di Ventre”.
La macchia mediterranea mista alla salsedine regala una piacevole fragranza che mai dimenticherete, nel mese di agosto non sarà difficile ammirare i gigli spuntare dalla sabbia, nascono spontanei e sono protetti. Come non sarà difficile trovare le spiagge ricoperte di posidonia. Non storcete il naso, la posidonia indica l’ottimo stato di salute del mare, il suo spiaggiamento è frequente in seguito alle mareggiate, e abbiamo chiesto ad una biologa marina di spiegarci i motivi per cui la posidonia è fondamentale per la vita del mare, qui l’articolo.
Instagram @ariannascardaccio Instagram @markmurru Instagram @_dream.from.sardinia.__
I parcheggi nel Sinis sono a pagamento, per raggiungere le spiagge ci sono comode passelle, nel 2020 i litorali furono dotati di sedie job per garantire anche alle persone con disabilità di godere di lunghe giornate al mare con praticità.
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Torre del Lazzaretto, la cala dal fascino seicentesco ad Alghero
Chi attraversa la Sardegna durante le vacanze estive si sarà certamente reso conto che è molto frequente poter sostare in spiagge con radici legate alla storia e alla cultura. Accade questo ad Alghero, quando si nuota nelle acque antistanti la Torre del Lazzaretto. La torre fu fortificata nel 1580 per l’uso di tre cannoniere con l’intento di proteggere la costa dalle incursioni barbaresche, il diametro misura 19 metri e fu realizzata utilizzando la pietra calcarea presente nella zona.
Nel 1999, la Torre del Lazzaretto fu la grande protagonista dello spot Barilla “Un mare d’amore”. Inoltre, dagli algheresi e dai sassaresi la località viene indicata con il nome di “Cala dell’Olandese”. Oggi la Torre del Lazzaretto, da cui prende il nome la spiaggia è diventata meta di numerosi turisti. Le due spiagge a ridosso della fortificazione sono piuttosto piccole, circondate dalla macchia mediterranea, ricoperte di sabbia dorata e qualche scoglio. Il fondale è basso e adatto agli amanti dello snorkeling, talvolta basta avere in borsa un paio di occhialini per poter godere delle acque turchesi, della semplice bellezza di questi luoghi e dei suoi abitanti.
Foto Instagram: @ Pedalando in Sardegna
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Nuraghe Lugherras, il gioiello delle lucerne nel Montiferru
Percorrendo una stradina sterrata tra i muretti a secco e la vegetazione di ulivi rigogliosi e forti querce, distese verdi in primavera, dorate in estate, campi in cui pascolano liberi cavalli e asini, si arriva ad ammirare un gioiello che la natura ha custodito per millenni, lo ha protetto portandolo fino a noi. Accedere al nuraghe Lugherras è un momento ricco di magia, come entrare nella camera in cui si può ammirare il tholos, una falsa cupola, interamente conservata. Ai lati anche due ampie nicchie e una scala.
Edificato nel Bronzo recente (XIV-XII secolo a.C.), il nuraghe Lugherras arrivò ad avere fino a otto torri nel corso della sua storia. Lugherras, è questo il nome di uno dei 110 nuraghi che si contano nel territorio di Paulilatino, nell’alto oristanese. Lugherras ovvero lucerne, come le migliaia di oggetti che vennero trovati all’interno del nuraghe scavato per la prima volta nel 1906 mentre le indagini più recenti risalgono al 2006 e al 2012.Parte del nuraghe si trova ancora sotto una fitta coltre di vegetazione. I ritrovamenti delle lucerne vennero fatti all’interno della torre principale e qui fu rinvenuto un santuario dedicato a Demetra e Kore, dee della fecondità. Traccia religiosa che conferma il riutilizzo del nuraghe in epoca punico-romana.
Nuraghe Lugherras – Paulilatino Nuraghe Lugherras – Paulilatino Nuraghe Lugherras – Paulilatino
Al nuraghe Lugherras si arriva percorrendo la strada provinciale 11 in direzione di Bonarcado, il sito si trova a 6 km dal paese di Paulilatino ed è segnalato da piccoli cartelli a bordo strada, a ridosso delle strade sterrate che portano al nuraghe.
Il Monte Arci, a passeggio tra i boschi dell’antico vulcano
Un bosco, un immenso grande bosco in cui poter godere dei colori delle stagioni, un grande monte che accoglie chiunque arrivi alle sue pendici e decide di scoprirlo, immaginandone l’immensità, passo dopo passo.
Il Monte Arci è uno dei più importanti in Sardegna, sui suoi versanti sorgono diversi paesi o frazioni di ben undici centri della provincia di Oristano: Ales, Masullas, Marrubiu, Morgongiori, Pau, Palmas Arborea, Santa Giusta, Siris, Usellus, Villaverde, Villaurbana. In tutti questi paesi c’è una strada che porta verso il verde rigoglioso e spontaneo del Parco Regionale che si estende per 270 chilometri quadrati. I sentieri che si possono percorrere sul Monte Arci sono numerosi e per tutti. Sul sito “parcomontearci.it” è possibile scegliere il percorso più adatto.
Monte Arci, comune di Palmas Arborea Monte Arci, comune di Palmas Arborea
Monte Arci, comune di Palmas Arborea Monte Arci, comune di Palmas Arborea
Durante le passeggiate in mezzo a questa natura incontaminata ci si può imbattere in querce secolari, tanto grandi che si fa fatica ad immaginare quanti anni possano avere. E poi i ruscelli che scorrono accanto a praterie di ciclamini rosa e a flora tipica del Mediterraneo, una vera e propria pace per i sensi. I grandi tavoli di pietra sono stati realizzati diversi decenni fa e sono ad uso pubblico, ricordando il rispetto e la pulizia dell’ambiente. Non è difficile incontrare distese di ossidiana, l’antica pietra nera di origine vulcanica (nel paese di Pau si può visitare anche un museo interamente dedicato all’ossidiana). Il ritrovamento di utensili in ossidiana, in particolare frecce da caccia, è la testimonianza della presenza degli abitanti sul Monte Arci in epoca preistorica. I punti di interesse sono diversi ed imperdibili: “Sa Trebina Longa”, un torrione basaltico a tronco conico si erge per 30 metri sull’altopiano a 812 m.s.l.m., nel territorio di Morgongiori. I percorsi del Monte Arci sono praticabili a piedi per lunghe passeggiate o trekking, in mountain bike, e molti sentieri portano a sorgenti di acqua fresca o panorami mozzafiato da cui si può ammirare tutto il Golfo di Oristano.